mercoledì 4 novembre 2015

“Io so, che tu sai, che io so”. Questione di “salti” (dalla rubrica SiCuraMente)

Avete presente una rete da pesca? Quello strumento formato da corde o fili intrecciati e annodati tra loro, usato per catturare i pesci. Bene, quindi ora sì che possiamo iniziare la rubrica settimanale “Sport e Pesca”. Scherzo!! Il significato della rete da pesca ci occorre per capire alcuni concetti che ci metteranno sulla buona strada per poter comprendere meglio noi stessi in rapporto con gli altri.


Sin dalla nascita ci troviamo inseriti in una “rete sociale”. Adesso, vorrei vi immaginaste al posto dei pesci nella rete a cercare di liberarvi da quell’intreccio di fili che vi tiene bloccati, insieme ad altri vostri simili, e più vi agitate più i fili s’intrecciano e più i nodi aumentano e più il collegamento tra voi e l’altro diventa più stretto. Ma chi è il pescatore che getta la rete? …quel pescatore è in ognuno di noi, o meglio quella rete la creiamo noi, attraverso ciò che comunichiamo agli altri, non solo con le parole, ma con tutte le modalità che abbiamo a disposizione (espressione del volto, gesti, movimenti…) e attraverso il nostro modo d’interpretare ciò che ci viene comunicato.


Così, ci ritroviamo catapultati in un’imbrigliata rete di significati: immagini, espressioni, parole, emozioni, da dover interpretare per poter sopravvivere; detta così, la questione sembra molto complessa –molti lettori, a questo punto, potrebbero rivalutare l’arcaica alternativa di tornare a vivere in una giungla, ma anche quel luogo, purtroppo, portava con sé gli stessi problemi: dove ci sono almeno due esseri umani, le problematiche sono le suddette!- ma, non bisogna spaventarsi, d’altronde è ciò con cui facciamo i conti ogni giorno e molto spesso in maniera quasi del tutto automatica: usciamo di casa e ci scontriamo con un “Buongiorno!” detto con un volto arrabbiato, e pensiamo che magari sia opportuno, per la nostra incolumità, stare alla larga dall’autore di quel buongiorno e, nonostante la parola usata sia la stessa, sappiamo bene che un “Buongiorno” pronunciato con un sorriso non ha lo stesso significato.


A questo punto direi di farci un applauso… siamo proprio bravi!


-Siamo tutti psicologici? Nascere con una laurea, ci avvantaggerebbe molto, ma purtroppo non ne siamo in dotazione, in compenso, però, siamo dotati di un’ ”abilità” che Premack e Woodruff nel 1978 chiamano “Teoria della Mente”, che significa, in maniera molto semplicistica, essere in grado di riflettere sui contenuti della propria e della mente altrui (credenze, desideri, intenzioni, immaginazione, emozioni, ecc.) che causano l’azione; è una delle abilità per eccellenza che caratterizza gli esseri umani.


Usare tale abilità significa entrare e uscire da se stessi: fare un salto dal proprio sé a quello dell’altro, significa comprendere ciò che l’altro sta “sentendo”, significa provare a vedere con la mente dell’altro, significa connettermi con qualcosa dentro di me che conosce ciò che tu stai provando, significa creare un filo, in quella rete, che accorcia la distanza, così che io possa connettermi con te.


…E se non riuscissimo a capire ciò che l’altro prova, le sue intenzioni, le sue aspettative, le sue emozioni, cosa accadrebbe?


…il filo esisterebbe lo stesso, ma piuttosto che accorciare la distanza non si farebbe altro che aumentarla, creando un legame pieno di nodi, pieno di fraintendimenti.


Quando non riusciamo a vedere con gli occhi dell’altro, quando non riusciamo a comprendere ciò che l’altro sta provando in un determinato momento della sua vita, in una particolare situazione e non sappiamo cosa fare, che dire, come comportarci, invece di imbrigliare la rete, possiamo semplicemente “farci vicino”, non tanto con la presenza fisica, ma soprattutto con la voglia di fare quel salto che porta alla conoscenza vera dell’altro.



“Io so, che tu sai, che io so”. Questione di “salti” (dalla rubrica SiCuraMente) http://www.vivicasagiove.it/notizie/io-so-che-tu-sai-che-io-so-questione-di-salti-dalla-rubrica-sicuramente/

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