giovedì 26 maggio 2016

A VOI LA SCELTA!

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un lettore.


Sono oramai lontani i tempi delle scuole politiche di partito che fornivano “istruzioni per l’uso” della principale facoltà consentita al politico, da esercitarsi verso qualsiasi formazione sociale al fine di attrarre a sé consenso.


Pur nella contingente relativizzazione dell’etica della politica, rimane incontestabile che tale consenso dovrebbe essere reperito con la sola forza delle idee del candidato, che pertanto si fa promotore di istanze comuni orientate alla ricerca del bene comune. Per questi motivi egli è politico, cioè alla ricerca incessante della migliore soluzione, sia che si tratti di amministratore locale che di attore internazionale.


La pratica però ha elaborato strumenti più comodi e di impatto più fruttifero “l’impegno o promessa elettorale”, una simulazione di accordo dove entrambe le parti sanno bene che non vi è nulla di concreto. Stando così le cose, verrebbe anche da chiedersi quale sarebbe il comportamento che tante volte la Giustizia vuole, senza successo, reprimere, se non quello del semplice raggiro a danno della collettività.


Questo conferma che strumenti penali sono limitati, mentre quelli sociali più efficaci: il politico, in una formazione sociale razionale, subirebbe l’inesorabile conseguenza di perdere la faccia per sempre. Ma la platea degli elettori non è sempre tutta razionale e gli istinti meno alti prevalgono, perché irremovibilmente allocati nelle parti più arcaiche del cervello.


La presente riflessione ha già fatto ricorso a termini desueti nel corrente: etica, consenso, bene ed istanze comuni. In questo modo si rischia di essere non solo fuori dal tempo contemporaneo, ma dal luogo che oggi più che mai è divenuto un “non luogo”, visto che lo scontro politico è divenuto anch’esso virtuale. Ed infatti, la campagna politica dell’era digitale è più una questione mediatica, che si esplica con l’autocelebrazione dell’altissimo livello tecnico, professionale e sociale dei candidati, invece di contare in concreto quante camicie colui che si propone ha sudato e quanti paia di scarpe ha messo fuori uso per gli altri e non per se stesso.


In tutto questo però la scintilla della Ragione, che la natura fa sfavillare nei momenti più critici, salva la situazione.


Perché questa affermazione?


E’ evidente che la scintilla nella stragrande maggioranza scatta nel momento della scelta in cabina, anche perché in quel momento si prende consapevolezza che il singolo conta e che la somma dei singoli cambia il corso delle cose.


Qualcuno dirà che questa è una ovvietà.


Tale fatto è scontato, ma è certamente sottaciuto, perché il fenomeno scombina le pseudo-liturgie politiche, che alcuni giovani candidati, ignari della venuta meno della funzione ideologizzate e sintetica dei partiti tradizionali, ancora si ostinano a praticare con ammirevole autoreferenza e facendosi scudo dell’abusato neologismo della “antipolitica”.


Il rimedio è però semplice: consiste nel favorire il prevalere della scintilla sull’istinto, decidendo in autonomia dopo essersi fatto persuadere dalle idee di chi si propone, esercitando così il supremo valore della Libertà.


Ovviamente e non è nemmeno il caso di aggiungerlo, farsi persuadere da almeno chi è almeno in grado di proporsi con la forza del programma e con la testimonianza del suo servizio già reso alla comunità sociale, cosciente che essa è profondamente cambiata ed ancora tutta da interpretare. 


A Voi la scelta! 


 



A VOI LA SCELTA! http://www.vivicasagiove.it/notizie/a-voi-la-scelta/

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