giovedì 28 luglio 2016

Speranza per Caserta. Miccolo: “Impensabile il ritorno Sorbo”. Apperti: “Maggioranza in frantumi sulla presidenza del consiglio”.

CASERTA. “Non ci sono margini per ipotizzare il ritorno in amministrazione del Dirigente Carmine Sorbo, indagato per peculato e abuso d’ufficio e interprete della peggiore tradizione dirigenziale che il capoluogo ha avuto e, purtroppo per la città, continua ad avere”. E’ con queste parole che il coordinatore di Speranza per Caserta Michele Miccolo commenta l’annunciato incontro tra il sindaco Carlo Marino e l’ingegnere Sorbo per cui il tribunale ha disposto la fine dell’obbligo di dimora fuori provincia per il dirigente aprendo la strada all’ipotesi di un suo ritorno in Comune. “Piuttosto il primo cittadino dovrebbe attivare tutte le procedure per consentire al dirigente di godersi una ‘meritata’ pensione dopo tanti anni di ‘onorato’ servizio – continua Miccolo – e cominciare a ragionare seriamente sulla qualità del personale, dirigenti e funzionari, che da 20 anni amministrano questa città con risultati estremamente negativi favorendone la mobilità per consentire l’uscita di scena di chi ha avuto (e ha) problemi con la giustizia. Speranza per Caserta invita, inoltre, il neo assessore al personale Franco De Michele ad attivare tutte le procedure affinché siano avviati i corsi di aggiornamento e formazione che, negli ultimi anni, sono stati una vera e propria chimera.”. Continuano, intanto, le enormi difficoltà dell’amministrazione Marino, che ha tristemente abbandonato l’aula al momento della votazione per la Presidenza del Consiglio, non avendo ancora trovato, ad oltre un mese dal ballottaggio, un accordo sul nome del Presidente. “Oltre al dato politico di una maggioranza sempre più in confusione – commenta l’ex candidato sindaco di Speranza Francesco Apperti – oggi abbiamo subito l’ennesimo sopruso amministrativo”. I fatti: il consigliere anziano De Florio, che presiedeva l’assise, seguendo le nette indicazioni del segretario generale, ha sospeso il Consiglio sebbene in aula ci fosse il numero legale per continuare (gli undici dell’opposizione, più il presidente e sparuti “reduci” di maggioranza). “Probabilmente – spiega Apperti – la votazione sarebbe stata inefficace, in quanto occorrono diciassette voti validi per eleggere il Presidente, ma il numero legale c’era, ed andava data la possibilità all’opposizione di esprimersi nell’urna. Evidentemente si è voluto evitare di assistere ad una manifestazione di compattezza, che avrebbe messo ancor più in luce la frantumazione della maggioranza”.



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