“Steve Jobs”
Genere: Biografico, Drammtico
Regia: Danny Boyle
Sceneggiatura: Aaron Sorkin; tratto dal libro di Walter Isaacson
Cast: Michael Fassbender, Kate Winslet, Seth Rogen, Jeff Daniels, Katherine Waterson, Michael Stuhlbarg
Anno: 2016
Durata: 122′
Trama:
La vita del fondatore e amministratore delegato della Apple Inc., Steve Jobs, vista analizzando i tre eventi dei lanci di tre prodotti fondamentali per la sua carriera: il Macintosh 128K, il NeXT Computer e l’iMac G3. La sua genialità e le sue controversie raccontate attraverso il suo rapporto con i suoi amici e nemici più cari.
Recensione:
Una delle questioni fondamentali che ha coinvolto questo film sin dal suo annuncio fu quella riguardo la sua effettiva necessità: avevamo davvero bisogno di un altro film sulla figura di Steve Jobs (deceduto ormai dal 2011), dopo soli tre anni da ‘Jobs‘ di Joshua Michael Stern, con Aston Kutcher, sullo stesso identico tema? Il rischio fondamentale era sicuramente quello di creare una fotocopia (senza nulla di interessante da dire) della pellicola precedente, che già di base aveva ben poco da dire se non dare un’immagine mitizzata, patinata e ‘romantica’ di un uomo tanto discusso e sfaccettato. Ma il confluire di figure come Aaron Sorkin e Danny Boyle nel progetto ha decisamente cambiato le carte in tavola.
‘Steve Jobs‘ è strutturato in tre atti, che corrispondono ai tre eventi più importanti per il fondatore della Apple sia dal punto di vista lavorativo che affettivo, atti che si svolgono rispettivamente nel 1984, 1988 e 1998, quindi con uno scarto temporale di, rispettivamente, 4 e 10 anni. I passaggi sono sottolineati non solo da un breve riepilogo della situazione socio-economica di ogni periodo, ma anche con un cambiamento visuale sostanziale: per girare le scene ambientate nel 1984 è stata usata la pellicola 16mm, per il 1988 quella 35mm e per il 1998 il digitale, in maniera tale da dare un aspetto progressivamente più moderno al tutto, risultando in un cambiamento della grana del film (la scenografia e i costumi, ovviamente, seguono questa linea di pensiero). Oltre a presentare un affresco inusuale per una biografia, ovvero prendere in considerazione soltanto tre eventi della vita di un uomo piuttosto che ampie porzioni, la sceneggiatura di Aaron Sorkin ci offre uno studio di personaggi non indifferente nella sua complessità, nella sua ironia e nel suo incastro. Aaron Sorkin è l’autore di serie TV come ‘West Wing – Tutti gli uomini del Presidente‘ e ‘The Newsroom‘ oltre che film come ‘L’arte di vincere‘ e ‘The Social Network‘, e si è rivelato essere nel corso degli anni uno dei dialoghisti più intelligenti e creativi nel panorama cine-televisivo americano: uno dei suoi tratti caratteristici è il walk and talk, momenti in cui i personaggi parlano velocemente tra loro (a volte anche sovrapponendosi, in perfetta tradizione Altman) mentre camminano tra corridoi dirigendosi verso una destinazione comune, solitamente seguiti da una steadycam che rende la ripresa fluida, scorrevole e ininterrotta. Questo viene fatto per dare dinamismo alla scena, per rappresentare visualmente la frenesia emotiva vissuta dai personaggi attraverso le loro parole; questa frenesia non è sempre presente nel montaggio, che invece lascia molto spazio alle pure interpretazioni senza troppi stacchi che finirebbero per rendere il tutto inutilmente confusionario. Il montaggio risulta invece fondamentale nel mostrare flashback, che a volte entrano prepotentemente nell’azione tramite inserti, brevissime inquadrature, dettagli indispensabili per capire il preciso momento nel passato che ha portato a ciò che stanno vivendo i personaggi in quel preciso istante. Steve Jobs è rappresentato come un uomo carismatico fino all’inverosimile, come una rockstar prima di un concerto, talmente preso dalla sua visione da gestire con difficoltà (e, talvolta, indifferenza) qualsivoglia tipo di relazione affettiva: il rapporto con la figlia in primis, quello con Wozniak, con l’ex-moglie, fino a quello con l’ex-mentore Sculley. Ognuno di questi delicati equilibri/squilibri viene trattato dallo sceneggiatore con estrema cura, in quanto ognuno ha un arco e uno sviluppo ben precisi, che a sua volta va ad intrecciarsi armonicamente con gli altri archi e sviluppi, facendo in modo da tessere una trama completa e definita a 360°. Il dialogo è l’arma di punta del film: i botta e risposta sono veloci, taglienti, ironici e riescono sin dai primissimi minuti a farci capire la psicologia e la relazione tra tutti i personaggi coinvolti attorno le vicende di Steve Jobs. Visualmente il film segue l’esuberanza del suo protagonista, con una fotografia dai colori forti e ben definiti e con l’alternanza di riprese fisse per dialoghi ‘fermi’, movimenti per quelli in movimento fino a trovate più autoriali nei momenti più psicologici e introspettivi, o in quelli dove la tensione accumulata esplode (come ad esempio gli ultimissimi secondi, dove luci e musica sembrano quasi sul punto di scoppiare dall’inquadratura). Il tocco di Danny Boyle si nota, quindi, solo a tratti, come nella particolarissima inquadratura in cui il primissimo piano del volto del personaggio occupa quasi solo un sesto dello schermo, inquadratura che viene ripetuta per più personaggi in vari momenti chiave.
‘Steve Jobs‘ è un film estremamente complesso, ma non per questo ostico: merito di una sceneggiatura talmente pregnante e calda da arrivare quasi al punto di bruciare; merito di un regista creativo e religiosamente rispettoso dei giusti tempi e della giusta immagine; merito di un cast eccezionale, dove nessuno risulta essere inferiore a nessun altro ma ognuno lavora ad un livello artisticamente altissimo.
Voto finale: 9/10
Steve Jobs: la recensione di Mauro Simonetti (dalla rubrica "ViVi il CInema") http://www.vivicasagiove.it/notizie/steve-jobs/
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