giovedì 30 giugno 2016

La Corte europea per i diritti umani condanna l"Italia: ecco perchè

L’Italia è stata condannata dalla Corte europea per i diritti umani per aver negato il permesso di residenza a una coppia gay. La strada da fare è lunga nonostante il riconoscimento dei diritti delle unioni civili. Certo, l’episodio in questione risale a circa dieci anni fa, ma dimostra quanto il cammino del Belpaese sia tortuoso a causa di una mentalità ancora troppo “vecchia”.


La Corte europea per i diritti umani del Consiglio d’Europa che, con sei voti contro uno, dichiara il nostro Paese in infrazione delle disposizioni dell’articolo 14 (divieto di discriminazione) e dell’articolo 8 (rispetto della vita privata e famigliare) del trattato europeo. Nello specifico, si tratta di un pronunciamento che si riferisce al caso di Roberto Taddeucci e Douglas McCall, cittadini rispettivamente italiano e neozelandese, coppia omosessuale convivente ad Amsterdam. Nel 2004 McCall ha chiesto il permesso di residenza temporanea in Italia per motivi di studio, motivando la richiesta sulla base della convivenza e della relazione con il compagno. La domanda di ricongiungimento famigliare è stata respinta il 18 ottobre 2004 perché, si spiegò all’epoca, i criteri non vennero soddisfatti. Il 4 luglio 2005 la corte civile di Firenze accettò la richiesta, ma il ministero dell’Interno fece appello, accolto dalla stessa corte civile di Firenze. Con il pronunciamento odierno l’organismo di Strasburgo condanna l’Italia al pagamento al risarcimento danni alla coppia per 20mila euro, e al pagamento di 18.924 euro di spese.



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