venerdì 18 marzo 2016

San Giuseppe: il papà protettore dei papà, tra culto e tradizione

“San Giuseppe è un gigante del silenzio, e la sua grandezza incommensurabile è proprio questo silenzio.”


(Maurice Zundel)


Un profondo augurio a tutti coloro che si onorano di portare questo bel nome.


La tradizione consumistica, ormai da anni, ci presenta il “padre putativo” di Gesù, come colui che protegge il ruolo paterno, ruolo che Egli stesso ha saputo perfettamente incarnare. La devozione popolare verso questo Santo, è immensa, ma quanto realmente conosciamo della sua figura? E’ opportuno porsi questa domanda, soprattutto in questa fase storica che stiamo vivendo, in cui, con rammarico assistiamo alla perdita dei valori della famiglia, di cui Maria, Giuseppe e il piccolo Gesù, sono l’emblema della famiglia cristiana.


Giuseppe, nella tradizione cristiana, identificato nel falegname di Nazareth, è il “silenzioso” personaggio evangelico definito “uomo giusto”, così come venivano considerati gli antichi Patriarchi d’Israele. Giuseppe, proprio come i Patriarchi, credeva nell’ Amore di Dio verso il suo popolo, nell’ attesa che si compiesse la promessa salvifica che sarebbe giunta dall’ Alto. Il falegname di Nazareth, ad un certo punto della sua esistenza, viene coinvolto in un’avventura straordinaria. Discendente della casa di re Davide, quindi di nobile stirpe, viene chiamato ad essere “padre putativo” di Gesù, Salvatore del mondo. Sposo della Vergine Maria, l’Immacolata Concezione, non in virtù dell’unione della carne, ma nel vincolo matrimoniale. Proprio in riferimento a questo “speciale” legame con Maria e Gesù, Giuseppe è stato sempre molto venerato nella Chiesa. San Giuseppe è rimasto nella memoria cristiana, il modello dell’uomo semplice che con la sua vita esemplare ha guidato la più santa delle famiglie, quella di Nazareth. La sua missione paterna ebbe inizio quando si recò a Betlemme per il censimento ordinato da Cesare Augusto, successivamente condusse in salvo Maria e il piccolo Gesù per sottrarlo a re Erode. Rientrò nella casa di Nazareth, condividendo gioie e dolori, comuni a tutti i padri di famiglia che devono guadagnare il pane col sudore della fronte. Sotto la sua guida Gesù, il Messia atteso, “cresce in sapienza, età e grazia”. Poiché nella storia della Passione non viene nominato, si ritiene che Giuseppe a quel tempo fosse già morto. Il beato pontefice Pio IX, raccogliendo l’eredità di questa lunga tradizione, lo proclamò patrono della Chiesa universale. Papa Leone XIII, invece, lo pose come modello a tutte le famiglie cristiane, e i successivi pontefici lo arricchirono di altri titoli, istituendo anche una seconda commemorazione al 1 maggio, in ricordo del suo mestiere di artigiano. Come affermato precedentemente, san Giuseppe è uno dei Santi più venerati al mondo, a cui è stato riservato un culto speciale chiamato “protodulia” (“culto del primo tra i santi”). Nel Meridione il Santo gode di una fervente devozione popolare, provata anche nell’arte culinaria con le famose “zeppole” (per questo argomento, rimandiamo allo scritto: http://www.vivicasagiove.it/notizie/zeppole-san-giuseppe-la-gustosissima-ricetta-prepararle-un-tempo/). Ma di certo non manca l’aspetto spirituale. Nella sola città di Caserta non sono poche le testimonianze dell’attaccamento verso il Santo: diverse sono le sculture ad egli dedicate, dislocate in diverse chiese della città. La chiesa situata nella frazione di Falciano, è posta sotto gli auspici di San Giuseppe in compagnia del martire San Gennaro. La Confraternita laicale della stessa frazione è dedicata a San Giuseppe, eretta il 25 settembre 1776 e con la stessa data, fu emesso il Regio Assenso sulla fondazione. Pare che questa Congrega sia stata aggregata all’ Arciconfraternita della Nascita di Nostro Signore Gesù Cristo di Roma. Anche nella vicina frazione di Centurano, un tempo operava una Confraternita laicale sotto il titolo di San Giuseppe, eretta l’11 agosto 1777 e con la stessa data fu emesso il Regio Assenso sulla fondazione. La Congrega officiava nella chiesa omonima, oggi purtroppo in avanzato stato di degrado, e dove all’ interno è custodita un’interessante scultura lignea raffigurante il Patriarca san Giuseppe.


San Giuseppe è invocato anche come compatrono di Napoli. All’ interno della Cappella del Tesoro di San Gennaro, situata nella navata destra del duomo partenopeo, è oggetto di venerazione tra i cinquantadue busti in argento dei compatroni napoletani, anche quello di san Giuseppe. Egli venne dichiarato compatrono partenopeo il 16 aprile 1690. La scultura argentea fu eseguita con molta probabilità prima dell’anno 1690, poiché da un documento dell’archivio del Tesoro, si evince che nell’ aprile del medesimo anno, essa si trovava già nella cappella. Il modello scultoreo è stato attribuito alla mano di Lorenzo Vaccaro, cosa però al quanto probabile in quanto, l’autore della statua, Gian Domenico Vinaccia, all’ epoca non avrebbe potuto collaborare con il Vaccaro, a causa di un litigio causato in merito alla commissione per il paliotto d’argento dell’altare maggiore della Reale Cappella del tesoro (si rimanda a: Vincenzo Cerino, “San Gennaro: un santo, un voto e una cappella”, Rolando editore 2005.).


Il grande Santo viene invocato dalle ragazze da marito, per trovare alloggio, in tutte le situazioni disperate e per una buona morte.


San Giuseppe Compatrono di Napoli dal 1690 - Busto Reliquiario in Argento di Giandomenico Vinaccia - Real Cappella del Tes


(Il bellissimo busto reliquario in argento, opera del 1690 di Gian Domenico Vinaccia, custodito nella Cappella del Tesoro di San Gennaro nel duomo di Napoli).



San Giuseppe: il papà protettore dei papà, tra culto e tradizione http://www.vivicasagiove.it/notizie/san-giuseppe-papa-protettore-dei-papa-culto-tradizione/

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