“Piuttosto che distruggere i santuari pagani è meglio trasformare gli stessi in chiese cristiane, è infatti impossibile mondare quegli animi rozzi dai loro errori con un colpo solo…”
(san Gregorio Magno)
Tempo fa avemmo modo di riprendere tra le mani un opuscolo di pochissime pagine, ma ricco di testimonianze storiche riguardanti l’azione spirituale e allo stesso tempo politica di san Gregorio I Magno, pontefice durante uno dei periodi più bui della storia della Penisola italica: l’invasione da parte del barbaro popolo nativo della Scandinavia, i Longobardi. Gregorio I diede inizio all’evangelizzazione dell’isola della Gran Bretagna, abitata da diverse popolazioni di origini germaniche, praticanti la religione pagana, soprattutto quella legata ai falsi dei della natura. Egli, a differenza dei romani, non si espanse fin laggiù per invadere e pere conquistare, ma bensì per portare la Buona novella, a vantaggio della conversione di tantissime persone, compressi gli stessi regnanti di sangue Sassone, molti dei quali ricordati dalla Chiesa come testimoni e santi, per aver fatto entrare nei loro cuori l’amore infinito di Dio.
Gregorio era un patrizio romano dell’antica gens Anicia, che già diede i natali ai papi Felice III e Agapito. A soli 25 anni di età venne nominato prefetto di Roma. Grande ammiratore di san Benedetto da Norcia, decise di trasformare i suoi possedimenti a Roma, sul Celio, e in Sicilia, in monasteri e di farsi monaco, quindi si dedicò con assiduità alla contemplazione dei misteri di Dio, nella lettura della Bibbia. Non poté dimorare a lungo nel suo convento sul Celio, poiché papa Pelagio II lo inviò verso il 579 come apocrisario, presso la corte di Costantinopoli, dove restò per sei anni, guadagnandosi la stima dell’imperatore Maurizio I, di cui tenne a battesimo il figlio Teodosio. Al proprio rientro a Roma, nel 586, tornò nel monastero sul Celio, dove vi rimase per poco tempo, perché il 3 settembre 590 fu chiamato al soglio pontificio,con grande riluttanza, per il dolore di lasciare la vita contemplativa. Come papa si dimostrò uomo d’azione, pratico e intraprendente (chiamato “l’ultimo dei romani”), nonostante fosse fisicamente abbastanza esile e cagionevole di salute. Fu amministratore energico, sia nelle questioni sociali e politiche per supportare i bisogni di aiuto e protezione, sia nelle questioni interne della Chiesa. Trattò con molti paesi europei; con il re visigoto Recaredo di Spagna, convertitosi al Cristianesimo, Gregorio I fu in continui rapporti e fu in eccellente relazione con i re Franchi. Con l’aiuto di questi e della regina Brunechilde riuscì a tradurre in realtà quello che era stato il suo sogno più bello: la conversione della Britannia, che affidò a sant’Agostino (divenuto poi primo vescovo di Canterburry), priore del convento di Sant’Andrea. A questo proposito si racconta che un giorno, scendendo dal suo convento sul Celio e vedendo al mercato alcuni giovani schiavi bretoni esposti per la vendita, bellissimi di aspetto e pagani, avrebbe esclamato rammaricato: “Non Angli, ma Angeli dovrebbero esser chiamati!”. In meno di due anni diecimila Angli, compreso il re del Kent, Etelberto, si convertirono. La conversione dei “barbari”, fu un grande successo per san Gregorio. In seguito, si trovò a dover provvedere alla difesa di Roma, assediata nel 593 da Agilulfo, re dei Longobardi, coi quali riuscì a stabilire rapporti di buon vicinato e avviò la loro conversione dall’eresia ariana al cattolicesimo grazie anche all’influente sostegno della regina santa Teodolinda. Riorganizzò a fondo la liturgia romana, ordinando le fonti liturgiche anteriori componendo nuovi testi, e promosse quel canto tipicamente liturgico che dal suo nome si chiama “Gregoriano”. Il grande Gregorio morì il 12 marzo del 604, e il suo corpo fu tumulato nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Si può dire che sia stato il primo papa ad aver utilizzato anche il potere temporale della Chiesa senza, comunque dimenticare l’aspetto spirituale del proprio compito. Il primo pontefice a definirsi “servo dei servi di Dio”, ben presto venne chiamato “Magno”, per l’importante opera di mediazione da egli svolta, che consentì alla Chiesa di assurgere a un ruolo politico di rilievo, spesso decisivo per dirimere i conflitti tra le potenze dell’epoca.

(sant’Agostino di Canterburry converte il re degli Anglosassoni, Etelberto, e la sua consorte, la regina Berta)
Primato e infallibilità nel pontificato di papa Gregorio Magno: l"evangelizzatore dei barbari http://www.vivicasagiove.it/notizie/primato-e-infallibilita-nel-pontificato-di-papa-gregorio-magno-levangelizzatore-dei-barbari/
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