lunedì 21 dicembre 2015

Nel segno del Natale. Alfonso Maria dé Liguori, santo cantautore

“Spesso il genio non è Santo, e questo non è un bene; spesso il Santo non è genio, questo non è un male. Qualche rara volta il genio è anche Santo, ed allora egli emana un fascino irresistibile: è il caso del nostro Dottore della Santa Chiesa: Sant’ Alfonso.”


(Adolfo L’Arco)


Le festività natalizie sono ormai alle porte! Siamo così presi dal consumismo, tanto da dimenticarci lo scopo fondamentale di questo periodo in cui si respira aria di festa. Per un momento fermiamoci dalla frenesia dei regali e riflettiamo su quello che accadrà: la nascita di un Bambino cambierà definitivamente la storia dell’umanità. Un Dio fatto uomo venuto a stare in mezzo agli uomini, per portargli un messaggio di Pace e Amore. Proprio il nobile Alfonso Maria dé Liguori, potrà, attraverso la sua “vena artistica e culturale”, farci ritornare alla mente il “puro” senso del Natale.


Che l’intercessione di questo “dotto” Santo napoletano possa farci vivere serenamente e spiritualmente le imminenti festività legate alla Nascita di Gesù.


Buone Feste a tutti voi!


In più occasioni ci siamo trovati all’ interno della chiesa parrocchiale di Santa Croce, per apprezzarla ed ammirarla anche nell’ angolino più sperduto. Sull’ altare situato nel lato destro della navata, troneggia una nicchia contenente l’effige lignea “a manichino”, rivestita di abiti vescovili di pregiata fattura, e molte persone hanno più volte chiesto chi raffigurasse quel simulacro. La statua raffigura proprio il protagonista del presente scritto: Sant’Alfonso Maria dé Liguori, vescovo e dottore della Chiesa, nonché fondatore della Congregazione del SS. Redentore (Redentoristi). La presenza dell’immagine risalente almeno al XIX secolo è con molta probabilità legata ad una missione dei Padri redentoristi avvenuta nel casale di Casanova, presso la chiesa di Santa Croce, che proprio in ricordo del loro fondatore, decisero di far intronizzare la statua in chiesa. Secondo altri, invece, la presenza della statua è collegata alla devozione verso il Santo da parte di una nobile famiglia del luogo che donò l’effige alla parrocchia e prese a proprio carico le spese “di manutenzione” dell’altare laterale in cui è collocata l’immagine. Dopo questa significativa introduzione, andiamo a trattare il punto centrale del presente scritto: la passione artistica di sant’ Alfonso.


Dobbiamo precisare che “in primis” il nostro Santo fu scrittore. Egli infatti diede alle stampe oltre cento opere, distribuite non solo nel Regno di Napoli, ma anche nel resto della Penisola come Roma e Venezia, ed erano consultate da persone d’ogni genere: popolani, sacerdoti e studiosi di Teologia. Di queste opere a stampa riteniamo opportuno citare quelle più celebri, tradotte in più lingue: “Visite al SS. Sacramento e a Maria SS.” e la “Theologia moralis”, e proprio quest’ultima viene considerata la sua massima opera. Oltre che scrittore, sant’Alfonso fu anche pittore e soprattutto musicista. Egli era talmente innamorato di Gesù, tanto da dedicargli famose “canzoncine spirituali”, alcune delle quali entrate nei cuori di migliaia di fanciulli, e diventate parte integrante della nostra cultura, specialmente meridionale. Nel 1755 compose ed eseguì al suo clavicembalo “Tu scendi dalle stelle”, il canto più affascinante di Natale, che fu ascoltato per la prima volta durante la predicazione per una missione, in una chiesa gremita da un  popolo meravigliato e commosso. Il più bel canto natalizio non fu però l’unica canzone da lui composta, ne ricordiamo infatti altre: “Ti voglio tanto bene”, “O’ ninno mio”, “Quanno nascette Ninno a Betlemme”, “Gesù mio, con dure funi”, “O fieri flagelli”. Con queste sue composizioni, sant’ Alfonso ha perfettamente incarnato la celebre citazione di sant’ Agostino d’ Ippona, che affermava: “Chi canta, prega due volte”. In qualche modo seppe suscitare verso i suoi prossimi, soprattutto i pezzenti e gli ignoranti, la sua profonda fede verso il Dio fatto uomo, Gesù “spes unica!”. Ben cinque anni successivamente al suo primo esordio da cantautore, nel 1760 diede nuovamente prova del suo talento in campo musicale, con il suo “Duetto tra l’anima e Gesù Cristo”, composto e musicato sotto la sua direzione, nel corso della Settimana Santa a cui presero parte valenti artisti e solisti nella chiesa dell’ Augustissima Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti. Allo stato attuale questa composizione è stata considerata dagli esperti nel settore musicale, uno dei pezzi più “genuini” della musica religiosa del XVIII secolo. Purtroppo la partitura originale del manoscritto non è conservata qui in Italia, ma bensì in Gran Bretagna, dove nel 1860 fu rinvenuta presso il British Museum di Londra.


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