lunedì 29 febbraio 2016

“SE LA TRAGICA REALTA’ SUPERA LA BANALE FANTASIA” (PART I)

La piccola comunità dei viaggiatori, per quanto possa essere frequentata da una variegata e variopinta moltitudine di individui, è pur sempre una comunità. Ormai almeno i volti si conoscono, qualcuno diventa un volto così familiare da essere spontaneamente indotti, magari anche senza presentazioni ufficiali, a salutarsi, tra una ricerca e l’altra di un posto a sedere. Sembra a volte che certi volti, o certi sguardi, ci vogliano dire qualcosa, parlare, raccontare. E’ così che spesso le storie personali diventano storie collettive, la vita di ognuno si fonde a quella di altri, l’individualità perde questa caratteristica per diventare condivisione, in alcuni casi addirittura empatia. Parto col racconto nel quale le dirette colleghe interessate si riconosceranno (non farò nomi, loro sanno già!) In genere in treno, se si è in tanti/e, negli ormai obsoleti treni con gli scompartimenti specialmente, si tende naturalmente a stare tutti/e insieme e a fare gruppo, come accade nella maggioranza dei casi. E’ accaduto questo di recente, in un normale giovedì scolastico, tra colleghe intente ad aspettare sul binario il treno che le avrebbe riportate a casa. Una volta arrivato il convoglio, in gruppo sono salite tutte arzille, in gruppo si sono lanciate alla ricerca dei posti per stare tutte assieme e inciuciare del più e del meno, in gruppo si sono sedute in uno scompartimento. Tutto questo salvo accorgersi che i posti a disposizione nel suddetto erano cinque e non sei (e naturalmente loro erano in sei quel giorno). Ci si sistema, ci si siede e ci si accorge che non c’è posto per tutte. Mentre si decide come sistemarsi al meglio e chi deve, ahimè, andare via dallo scompartimento, ecco che arriva l’occupante del posto venuto a mancare per la sesta maestra. Tra convenevoli e scuse nei confronti della distintissima signora occupante del posto, soprattutto perché le pendolari sono coscienti di essere spassosamente chiassose, le maestre, nel porgere le proprie scuse per la pacifica invasione, si sentono inaspettatamente rispondere dalla signora che quel caos era piacevole e che avrebbe gradito la nostra compagnia. Mai avrebbero immaginato chi, di lì a poco, si sarebbero trovate di fronte le cinque maestre… Tanta tristezza, rabbia e sgomento che, nel prossimo pezzo, racconterò come si deve.



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