domenica 1 maggio 2016

Accadde oggi. 21 anni fa scompariva tra le fiamme il Reggia Palace Hotel

CASERTA. Sono trascorsi ben 21 anni da quella tragica notte tra il 30 Aprile e il 1º Maggio. Chi frequentava la più nota discoteca casertana il “Pata Pata” ricorda benissimo gli istanti di terrore che si sono susseguiti tra le ore 3.00 e le 4.00 del mattino. Quella fatale notte le fiamme inghiottirono il REGGIA PALACE HOTEL. Inaugurato nel ‘ 75, a un chilometro dalla Reggia di Caserta e a poche centinaia di metri dal casello dell’autostrada, era da tutti riconosciuto come il colosso alberghiero dell’area casertana: 160 camere, 23 sale da convegno, una zona espositiva di 1.000 metri quadrati e con una capacità ad ospitare fino a 700 persone. Una struttura che dava lavoro a ben 85 dipendenti ed altrettanti stagionali. “Sembravano manichini, quei morti. Il fuoco gli aveva soffiato via la vita”, chi c’era quella notte raccontava così. Massimo, 21 anni, servizio militare nei vigili del fuoco di Aversa, fece parte della prima squadra entrata al Reggia Palace Hotel di Caserta. Alle 11 di mattina l’albergo era totalmente distrutto. Dentro ancora i corpi delle 6 vittime di un rogo infernale che fece anche 14 feriti. Intrappolati nella loro camera morirono fatalmente due sposini che dovevano partire per il viaggio di nozze. Una tragedia dai contorni ancora misteriosi. Solo l’ inchiesta giudiziaria gettò luce sulla vicenda e fu aperta con l’ ipotesi di reato  – incendio volontario e omicidio plurimo colposo – . Dinanzi alle porte aperte di un furgone d le bare vennero stipate, una sull’ altra: “Fossimo almeno riusciti a salvarli…erano già morti, senza neanche poter chiedere aiuto. La fine dei topi hanno fatto”. Il fuoco ha fatto strage. Le fiamme hanno ucciso, ferito, soffocato, devastato. L’ edificio di sette piani  dopo ore di fuoco diventò uno scheletro fumante e sinistro. Le fiamme avevano mangiato tutto quello che conteneva, il ristorante, la discoteca, i bar, lo spazio espositivo. Nel suo percorso distruttivo risparmiò soltanto la stanzetta del direttore, al primo piano. Per tutta la giornata pompieri, investigatori, magistrati, cercarono di risalire al momento della devastazione e alle possibili cause. Questa la ricostruzione al momento più attendibile. Nelle prime ore a notte fonda i fuoco ha covato nel pian terreno senza possibilità di sbocco. Poi in un attimo esplose una vetrata, come una bomba nel silenzio. Pochi minuti prima, per i pochi ancora svegli, c’era stato un black out nella zona. Le fiamme si propagano, rapidissime. Salgono gli scalini dell’albergo, il fumo tossico invase le stanze, una dietro l’ altra, sfruttando l’architettura dell’edificio. Non c’ è stato tempo per capire, non c’è stato tempo neppure per aprire le finestre per i 16 clienti del Palace. I sei che non ce la faranno verranno ritrovati asfissiati o divorati dalle fiamme, lontani dalle finestre che avrebbero potuto salvarli. Dormivano quasi tutti, hanno avuto pochi secondi per intuire il pericolo, hanno fatto qualche passo, poi il fumo li ha uccisi. Laura Papa, romana, 31 anni, laurea in Economia era venuta a Caserta per un corso di informatizzazione per ricevitori del Totip.  L’ hanno trovata in bagno, riversa sul pavimento. Stessa fine tragica per Carlo Blandino, 24 anni, beneventano, in servizio nella sala ricevimenti. Carbonizzati, irriconoscibili, la coppia di sposini di Castelvolturno, alla loro prima notte di nozze sono stati trovati ai piedi del letto. Vincenzo Di Palo e Maria Grazia Masullo, ventitreenni, avevano scelto il Palace per il ricevimento, la stanza che divenne la loro tomba era gratis, un omaggio della direzione compreso nel pacchetto nuziale. Aveva la testa coperta dal lenzuolo, in un ultimo disperato tentativo di non inalare i veleni dell’ ossido di carbonio, Adriano Nicolini, 46 anni, pubblicitario bresciano. Una donna era giunta vicina alla finestra, senza riuscire ad aprirla, sopraffatta dal fumo: Domenica Massaro, 35 anni, veniva da Perugia con il suo amico, Massimo Rossi, 45 anni, fotografo. Sei morti, 14 feriti compreso il personale e i dirigenti dell’ albergo, un bilancio pesante e sarebbe potuto andare anche peggio: 24 ore prima dell’incendio si era svolto un convegno nazionale di filosofia, in albergo c’ perano circa 400 persone. Tutto esaurito. Il marito di una convegnista, tra i pochi rimasti pure il giorno dopo: “Se siamo salvi -raccontò angosciato Augusto Del Fante- lo dobbiamo ai pompieri. Il fumo e il fuoco ci hanno bloccati in stanza, ci siamo coperti il volto con asciugamani bagnati”. Chi si è salvato lo ha fatto calandosi dalla stanza lungo i tubi, con lenzuola annodate. Quasi un’evasione. Barbara Mignacca, testimone superstite, parlò di quei momenti del terrore: “Sentivo urla di gente che gridava di legare una coperta ai piedi del letto, non l’ho trovata, mi sono calata dal parapetto. Accanto a me c’era un uomo impietrito dalla paura, gli ho dato coraggio: Io mi lancio, e se lo faccio io che sono una donna, puoi farlo anche tu . Mi ha seguito, si è salvato”. La donna aggiunse: “Appena mi sono accorta dell’ incendio mi sono chiusa in bagno, ho preso il telefonino e ho chiamato i colleghi che con me erano iscritti al corso del Totip. Purtroppo la mia amica Laura non rispondeva. Forse era già morta, Laura”.  poi, più nulla. Si attendeva un piano di sicurezza. La legge del ’94 dava otto anni di tempo per adeguarsi. Troppo tardi. Il fuoco ci ha messo molto meno.



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