lunedì 1 febbraio 2016

Pellegrino d’arte nelle chiese casertane. Paolo De Matteis nella chiesa cattedrale

A Davide, Emanuele e Mario che “supportano” e “sopportano” la mia voglia di divulgare il “bello” che c’è in terra casertana.


Come semplice curioso e amante della nostra Terra di Lavoro, è per me una gioia immensa sentir parlare delle grandi opere lasciateci in eredità dalla storia di questa meravigliosa città, una storia fatta anche di sacrifici per amore verso Cristo. Ponendo l’attenzione sul pittore Paolo De Matteis, ho potuto conoscere un tassello che ha caratterizzato il Barocco napoletano. Auguro ai lettori della presente testata, una piacevole tuffo nelle cose “belle” che Caserta si onora di custodire, incoraggiando sempre l’amico Antonio Casertano in queste “ricognizioni” storico – artistiche che svolge con amore e passione.


Mario Di Lauro


La cattedrale, per ogni Chiesa “particolare”, rappresenta la Chiesa Madre, la sede del vescovo, apostolo della diocesi. La chiesa cattedrale però, non deve essere riconosciuta soltanto come luogo di spiritualità, ma anche come luogo di “pura” cultura. Suppellettili preziose, statue e dipinti sono un inno alla cultura che nei secoli hanno caratterizzato la storia dei nostri edifici di culto. Dobbiamo fermarci dalla frenesia del tempo, ammirare quello che nelle nostre amate chiese è custodito e coglierne l’essenza. Sulla scia di un nostro precedente lavoro (si rimanda a: http://www.vivicasagiove.it/notizie/pittura-del-seicento-nella-cattedrale-di-caserta/), continuiamo il nostro “pellegrinaggio” d’arte per le chiese casertane, con lo scopo di sensibilizzare al “bello” tutti, appassionati e semplici curiosi, con la speranza di incuriosire soprattutto le giovani generazioni, lontane purtroppo da questo tipo di approccio culturale.


Se alziamo lo sguardo e osserviamo attentamente il soffitto che caratterizza la navata centrale della cattedrale di Caserta, noteremo nei due lati quattro tele raffiguranti i momenti più salienti della vita di Gesù. Di questi quattro dipinti, ve ne sono due particolari (risalenti al XVIII secolo) che meritano la nostra attenzione, pur trovandosi in un avanzato stato di degrado. Nonostante la “lontananza” dal piano terra della cattedrale, e la difficile lettura causata come già detto dall’avanzato stato di degrado, riusciamo tuttavia a decifrare i “modi” usati dall’artista delle due opere in questione: stiamo parlando del celebre pittore campano Paolo De Matteis. Quest’ultimo è da considerarsi tra i più celebri rappresentanti della pittura barocca napoletana, dalla fine del XVII secolo e dagli inizi del XVIII secolo. Nativo del Cilento (attuale provincia di Salerno), in giovane età si trasferì a Napoli, città in cui divenne allievo del celebre pittore Luca Giordano, e non è affatto un caso che De Matteis venne fortemente influenzato dagli stili pittorici del maestro Giordano. Successivamente si trasferì a Roma, dove ebbe modo di conoscere importanti maestri della “Città eterna”. Ma ritorniamo alle nostre tele conservate in Caserta. La prima raffigura la “Resurrezione di Cristo”, in cui è effigiato Gesù che in anima e corpo esce glorioso dal sepolcro, mentre alcune guardie romane estasiate e spaventate assistono alla divina scena. La seconda tela, invece, raffigura “Le tre Marie al sepolcro” . Secondo la tradizione cristiana le cosiddette “tre Marie” sono identificate in: la Vergine Maria (madre di Gesù), Maria Maddalena e Maria di Cleofa. Il dipinto in considerazione narra proprio il momento in cui le tre giunsero presso il Santo Sepolcro, che però trovarono vuoto. In un primo momento pensarono ad un furto del corpo di Gesù, poi però un angelo apparve loro comunicandogli che la volontà divina si era compiuta: Gesù è ritornato al fianco del Padre suo per regnare sull’Universo. Nell’opera pittorica notiamo le “tre Marie” in un atteggiamento del tutto sconvolto, mentre l’angelo col dito indice punta verso il Cielo, per far comprendere che Gesù Cristo è “veramente” risorto. Ben poco si conosce sulla presenza di questi due dipinti nella chiesa cattedrale, e diverse sembrerebbero le ipotesi. Ipotizziamo che i dipinti di Paolo De Matteis erano conservati presso l’episcopio e che successivamente furono traslati in cattedrale, per incrementarne il corredo iconografico. Altra ipotesi, sarebbe quella di un acquisto fatto presso una qualche chiesa ormai dismessa e sottratta al culto. I due dipinti del pittore De Matteis, pur essendo collocati in una zona “nascosta”, urgerebbero di un accurato processo di restauro conservativo, in modo da poterli apprezzare maggiormente. Il restauro servirebbe principalmente a farne fuori uscire l’originale aspetto, e forse, perché no, anche la firma stessa dell’artista. Precedenti studi effettuati sulla “nuova” cattedrale casertana (cioè quelli effettuati da: don Battista Marello, l’architetto Giovanna Sarnella e l’opuscolo curato da Mariaclaudia Izzo), non hanno purtroppo fornito maggiori notizie sulla presenza dei due dipinti all’interno del sacro edificio. Di certo questi due quadri, seppur “sconosciuti” al pubblico casertano, vanno comunque custoditi gelosamente, perché essendo di epoca settecentesca, rispecchiano ancor di più la crescita culturale di Caserta, poiché proprio a partire da quel secolo (XVIII) ebbe inizio l’espansione cittadina dovuta a Sua Maestà Carlo III di Borbone, di cui quest’anno ne ricordiamo i trecento anni dalla nascita. Pur non essendo del De Matteis, citiamo comunque un’altra tela del XVIII secolo raffigurante il martire san Sebastiano, patrono e difensore del popolo casertano. La tela, opera del pittore Girolamo Starace è collocata alla venerazione dei fedeli nella cappella situata sul fondo della navata sinistra della cattedrale, dedicata al Santissimo Sacramento. Il pregevole dipinto è posto sopra l’altare, racchiuso in una raffinata cornice neogotica in legno dorato. Il giovane martire è raffigurato secondo la consueta iconografia: seminudo, legato ad un albero e trafitto da frecce, mentre con lo sguardo osserva il Cielo, nell’attesa di avere conforto dal Signore, per cui ha scelto di essere martirizzato. La presenza di questa immagine all’interno della cappella del Santissimo è del tutto commovente, perché Sebastiano attraverso il suo sacrificio per amore verso Cristo, ci insegna ogni giorno ad immolarci per Egli, unico sacrificio non vano. Il pittore Girolamo Starace dovrebbe già essere noto ai cultori della Reggia di Caserta, poiché egli ebbe l’incarico di affrescare la volta che sovrasta lo Scalone d’Onore del Real Palazzo casertano, in cui sono raffigurate figure mitologiche e dei pagani. Nel suo stile pittorico si può notare l’influenza del grande Francesco Solimena, e la luminosità barocca tipica del pittore Giovanni Lanfranco. In altra sede ci occuperemo di analizzare gli altri dipinti custoditi tra i depositi della Curia vescovile e il Museo Diocesano, e pian piano poi, daremo inizio ad un’analisi sulle sculture sacre venerate sia nella cattedrale, che nel resto delle chiese di Caserta centro.


Immagine (174)


(Resurrezione di Cristo, opera di Paolo De Matteis, XVIII secolo.)


Immagine (172)


(Le Tre Marie al sepolcro, opera di Paolo De Matteis, XVIII secolo.)


 


 


 



Pellegrino d’arte nelle chiese casertane. Paolo De Matteis nella chiesa cattedrale http://www.vivicasagiove.it/notizie/pellegrino-darte-nelle-chiese-casertane-paolo-de-matteis-nella-cattedrale/

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